martedì 7 febbraio 2017

Deviatoi in CAP 2.0 (2)

Buona serata ai miei lettori!

Complice anche una bella influenza che mi ha costretto a casa alcuni giorni della settimana scorsa, sono riuscito a terminare il lavoro sul nuovo deviatoio in CAP ed a portare avanti il lavoro sulla radice destra della stazione di Caprazzino.

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Dopo aver sfilato le rotaie usate per posizionare gli attacchi sulle traverse, ho iniziato il lavoro sul cuore, utilizzando come al solito le mie dime. Questa volta, per diffondere meglio lo stagno tra le due metà che compongono il cuore, ho fatto uso di una saldatore a gas, con grande soddisfazione. E' stato necessario fare un poco di attenzione per non carbonizzare la base della dima, ma il rame delle basette in FR4 ha decisamente aiutato a disperdere il calore in eccesso. Per quanto riguarda le controrotaie del cuore, le ho realizzate separatamente come al solito, avendo cura di saldarle in posizione utilizzando due attacchi normali alle estremità. Unica accortezza, necessaria per evitare sobbalzi, è quella di posizionare la parte dell'attacco senza la riproduzione del bullone d'attacco dal lato interno della rotaia, ovvero quella percorsa dal bordino, come potete vedere dalla foto qui sotto.

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Per riuscirci in tutti i punti e mantenere un buon ancoraggio delle rotaie alle traverse, ho usato un semplice trucco. La zona del cuore è composta da 6 traverse: per la prima da sinistra ho tagliato due attacchi normali ed ho usato solo la parte senza bullone. Per la seconda traversa, altri due attacchi tagliati: la parte senza bullone blocca il cuore, mentre la parte con bullone blocca la controrotaia. Per mantenere allineate le rotaie ho rimosso con il dremel la riproduzione dei bulloni di attacco della piastra. Terza traversa: due attacci normali interi, posizionati lungo la controrotaia, con la parte senza bulloni dal lato della punta del cuore. Quarta e quinta traversa, due attacchi speciali ciascuna, tagliati a misura. Sesta ed ultima traversa, due attacchi normali senza alcuna lavorazione.

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Qui sopra potete vedere i due lati del deviatoio finito, a meno del tirante degli aghi. Sono piuttosto soddisfatto, anche prima della colorazione. Per evitare cavallotti, questa volta ho provveduto a saldare in alcuni punti le rotaie agli attacchi: risulta utile anche per irrobustire la struttura. Per i restanti attacchi al solito ho usato la colla 21.

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Per quanto riguarda i tiranti degli aghi, ho cercato di perfezionare il sistema a quattro tiranti. Non mi piaceva infatti che vicino al punto di ancoraggio vi fosse uno scavallamento: oltre ad esseere antiestetico, andava a cozzare contro la riproduzione della cassa di manorva. Per risolvere questo problema ho utilizzato una barretta di FR4 ramato da entrambi i lati: due dei tiranti li ho saldati sopra, gli altri due invece li ho saldati sotto, avendo cura di sagomare in modo opportuno i fili in rame per far sì che tutti e quattro si trovino allo stesso livello. Il risultato pare soddisfacente.

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Qui sopra oinfine potete vedere l'attuale stato dei lavori alla radice destra: ancora pochi centimetri di rotaia separano il deviatoio in cap dal doppio inglese!

A presto!

martedì 31 gennaio 2017

Deviatoi in CAP 2.0 (1)

Buona serata ai miei lettori!

In queste settimane mi sono dato da fare per compleatare il lavoro sul terzo binario, ora finalmente dotato di tutte le rotaie e le giunzioni e non soltanto dei deviatoi. Nella foto qui sotto potete vedere una vista di infilata dal lato della radice destra, quella lato Urbino/Frontino, dove sono ben visibili le tre diverse traversinature: quella in CAP a sinistra, quella in legno al centro, e la vecchia RA36 a destra. Avendone la possibilità, ho preferito evitare totalmente giunzioni onde evitare poco realistiche cuspidi nei tratti in curva, ovvero praticamente ovunque.

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Ho anche iniziato il lavoro sul deviatoio in CAP in curva che vedere sostituito dalla sua sagoma in carta. A differenza dei deviatoi realizzati finora, dove ho impiegato gli attacchi in rame, per tutti i deviatoi del primo e del secondo binario ho deciso di utilizzare gli attacchi in microfusione di ottone, sempre di Weinert, che avevo già utilizzato in passato per la realizzazione del deviatoio di prova. Devo ammettere che dopo essere uscito dall'avventura della realizzazione del doppio inglese, tornare a lavorare su un deviatoio semplice pare veramente una passeggiata!

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Qui sopra potete vedere la traversinatura del nuovo deviatoio, prima e dopo il taglio delle piazzole per gli attacchi. Come per il doppio inglese, ho optato per il taglio al Dremel invece che con il vecchio sistema a carta vetrata. Devo dire che anche in questo caso la maggiore precisione e flessibilità mi ha convinto che questa sia la strada giusta. Non ho ancora sperimentato invece l'incisione chimica del rame, ma mi riprometto di farlo presto dopo i preziosi suggerimenti ricevuti sul forum della Duegi.

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Differentemente rispetto alla precedente realizzazione di deviatoio in CAP questa volta ho deciso di prestagnare tutte le piazzole, un po' come si fa per i circuiti stampati a montaggio superficiale. Il vantaggio che ho osservato sta nel fatto che la saldatura tra attacco e piazzola è decisamente più rapida che non aggiungendo lo stagno solo in un secondo momento. Altra modifica rispetto al procedimento solito, questa volta ho posizionato gli attacchi prima di procedere alla sagomatura delle rotaie. Ho optato per questa soluzione perché mi sono accorto che nella zona in cui il contrago viene sagomato per ospitare l'ago c'è il rischio che si venga a creare una zona con raggio diverso rispetto al resto del deviatoio, una sorta di cuspide che trovo antiestetica e che con gli attacchi in rame ho dovuto correggere a mano un poco alla volta.

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Qui sopra potete vedere una vista ravvicinata degli attacchi in prossimità del punto di giunzione elastica del telaio degli aghi. Per semplicità di esecuzione ho saldato per primi gli attacchi normali, avendo cura di lasciare libera di muoversi la rotaia per poterla rimuovere in un secondo tempo per effettuare la sagomatura. Ho poi provveduto a saldare in posizione gli attacchi speciali, aiutandomi con un coltellino da modellismo per sollevare la rotaia dalle traverse quel tanto che basta da infilare l'attacco, come potete vedere nella foto qui sotto, che inquadra la zona delle controrotaie del cuore.

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Dovrò ritornare presto su questa zona per inserire gli attacchi per rotaia e contro rotaia.

A presto!

martedì 10 gennaio 2017

La nuova centrale di controllo (1)

Buona serata ai miei lettori!

Come vi ho raccontato la settimana scorsa, il secondo obiettivo di queste vacanze natalizie, ormai giunte ben oltre il loro termine, era il montaggio della mia nuova centrale di controllo DCC. Il tentativo è quello di eliminare completamente il vecchio, ingombrante e rumoroso PC che utilizzavo per farvi girare RocRail per sostituirlo con qualcosa di decisamente più compatto. Vista la diffusione ormai raggiunta e considerato il fatto che due dei più importanti software di controllo gratuiti -RocRail e JMRI- entrambi la supportano, ho optato per una economicissima Raspberry Pi 3b (link).

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Già da sola questa schedina fa ottime cose: una CPU ARMv8 quad-core 64-bit da 1.2GHz asservita da 1GB di RAM (accoppiata decisamente più performante di quella del vecchio PC), rete cablata e wireless, bluetooth, e tutta una serie di porte decisamente utili, tra cui 4 USB per tastiera e mouse -e magari un monitor touch in futuro per realizzare il pannello di controllo. Il tutto in poco più di 8x5 cm: meno di un cellulare...

Ovviamente non può fare tutto da sola: per questo ho realizzato una scheda figlia -un hat in gergo- battezzata per l'occasione rBooster per generare il segnale DCC, per il tracciato ed il bus loconet, e contemporaneamente derivare l'alimentazione stabilizzata della Raspberry senza dover ricorrere ad un secondo alimentatore. Il grosso chip che vedere sul fondo è lo stesso chip che ho utilizzato per la vecchia interfaccia DCC: può gestire fino a 55W, decisamente sufficienti per un impianto piccolo come Caprazzino.

La soluzione non brilla certo per originalità, dal momento che esiste già una alternativa commerciale (link), ma non vedo perché non dovrei tentare di costruire da solo la mia versione del sistema di controllo secondo i miei desideri. D'altra parte esistono anche persone che si costruiscono da se i rotabili...

Nelle prossime settimane, oltre a lavorare sui restanti deviatoi del piano di stazione di Caprazzino, proseguirò con la programmazione dei due strati -rBoster e Raspberry-. Nel frattempo vi mostro il primo vagito del booster che al momento altro non fa se non inviare sulle rotaie il segnale di idle del DCC. Le tempistiche sono decisamente soddisfacenti ed in linea con le specifiche NMRA -le norme modellistiche americane che dettagliano il funzionamento del DCC.

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Al momento non mi sono posto scadenze per il completamento di rBooster, ma spero di vederlo in funzione entro l'estate, in tempo per i primi giri di ruota in stazione a Caprazzino.

A presto!

lunedì 2 gennaio 2017

Doppio inglese (5)

Buona serata ai miei lettori e felice nuovo anno!

Le vacanze di Natale, così come quelle estive, sono un periodo decisamente proficuo per avanzare i lavori su Caprazzino. Quest'anno mi sono posto come obiettivo per queste due settimane di pausa di completare il lavoro sul doppio inglese ed iniziare quello sulla nuova centrale di controllo, tanto per distrarmi un poco dalla lavorazione dei deviatoi ora che il peggio è passato.

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Per effettuare un lavoro per gradi e verificare che il tutto funzionasse a dovere, ho deciso di lavorare su metà deviatoio alla volta. Terminata la saldatura dei cuori ho proceduto a saldare in posizione i contraghi interni. La distanza che potete osservare in foto tra zampa di lepre e contrago è necessaria per mantenere l'isolamento elettrico. Per ridurre al minimo questo spazio, così che possa al contempo garantire un buon isolamento e non essere percepita dalle ruote dei mezzi in transito, ho utilizzato come dima un foglio di cartoncino spesso 0.5mm, come potete vedere qui sotto.

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Per un posizionamento preciso ho prima saldato provvisoriamente la rotaia all'attacco più vicino al cuore, poi ho inserito il cartoncino, infine ho corretto -se necessario- la posizione del contrago. Solo a questo punto ho saldato il contrago anche ad un secondo attacco.

Lievemente diverso è stato il montaggio della coppia di aghi interni. Avendo deciso di procedere per la realizzazione di un deviatoio con aghi elastici, coerentemente con il rinnovo dell'armamento della stazione di Caprazzino, ho dovuto alleggerire il profilo della rotaia su entrambi i lati, come potete vedere dalle due foto qui sotto.

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Ho fissato questo tratto di rotaia, adeguatamente precurvato per alleggerire il lavoro dei tiranti che muoveranno gli aghi, solo all'attacco al centro del deviatoio. Infatti prima di procedere con il fissaggio definitivo a tutti gli attacchi ho preferito fare qualche prova di circolazione. Ovviamente, questo significa realizzare prima tutto il deviatoio, far circolare qualche rotabile e solo a questo punto fissare definitivamente gli aghi. La scelta è dettata dall'esperienza con gli altri deviatoi già realizzati: con così tanto metallo a dissipare calore, il processo di saldatura è praticamente a senso unico. Una volta saldata una rotaia a più di un attacco, rimuoverla richiede una "certa" dose di pazienza.

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Ho seguito lo stesso ragionamento e procedimento per la seconda coppia di aghi, quelli esterni. Dopo aver montato la rotaia esterna del deviatoio, ho saldato solo all'attacco centrale la rotaia con gli aghi. Questa volta, vista la piega a 12° al centro del tratto ho dovuto fare una veloce lavorazione in più, ovvero rimuovere un tratto di piede interno in corrispondenza della piega per facilitare la lavorazione e non rischiare torsioni indesiderate sulle estremità degli aghi. Al termine del lavoro il doppio inglese si presentava così, sufficiente per una minima prova di circolazione sugli aghi esterni e sul cuore. Prova fortunatamente superata senza incidenti!

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Dopo altre otto ore di lavoro sono riuscito a completare anche la seconda metà ed a condurre una prova di circolazione decisamente più seria ed esaustiva. Sebbene non fossero ancora state montate le controrotaie del cuore -sempre l'ultimo pezzo che monto in un deviatoio- ho testato tutte le possibili combinazioni di percorso e direzione con tre diversi mezzi: un carro tipo F a passo corto, un carro Kbis a passo lungo ed una vecchia MDVE Lima. Per mantenere gli aghi in posizione ho usato delle guaine di cavo elettrico poste alla base delle rotaie, tra ago e contrago.

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Superata anche questa prova con successo, ho proceduto a saldare le controrotaie dei due cuori. Poiché anche queste parti sono decisamente critiche per la circolabilità dei mezzi ho provveduto a saldare solo due dei sei attacchi. Ho mantenuto la corretta distanza tra rotaia e controrotaia per mezzo di una dima ottenuta con uno spezzone di traversina di risulta, assottigliato fino a raggiungere la quota prevista dalle norme NEM. Ovviamente ho ripetuto altre volte le prove di circolazione fino a che non sono stato soddisfatto del risultato. Giunto a questo punto ho saldato tutti gli attacchi e rimosso il deviatoio dal template di costruzione: qui sotto potete osservare il risultato finale. Non nego di essere soddisfatto, se non altro dell'aspetto estetico.

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Finalmente a questo punto ho potuto iniziare il lavoro sui tiranti degli aghi. Dopo aver sagomato come da progetto i vari spezzoni di filo di rame stagnato rigido, li ho saldati alle piastrine di rame, opportunamente isolate e preforate per ospitare la barretta di comando del servocomando. Vista la complessità delle saldature, come potete vedere qui sotto, suggerisco di procedere in modo opposto al mio, ovvero saldare prima i tiranti ciascuno alla propria coppia di aghi, partendo dal più interno, e solo a questo punto saldare i tiranti alla piastrina di rame.

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Ho ripetuto il lavoro su entrambi i lati del deviatoio: dopo aver sistemato le inevitabili imperfezioni delle prime saldature i tiranti degli aghi in posizione di riposo devono risultare paralleli e non in contatto né fra loro né con le traverse adiacenti. Inoltre, i quattro aghi devono essere tutti discosti della stessa quantità dai relativi contraghi grazie all'elasticità dei profilati metallici.

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La corsa totale degli aghi risulta essere poco meno di 2mm, fortunatamente in linea con le norme NEM. Ovviamente le basette con gli attacchi verranno nascoste dalle casse di manovra.

Ora posso prendermi una pausa e dedicarmi all'elettronica.

A presto!

martedì 20 dicembre 2016

Doppio inglese (4)

Buona serata ai miei lettori!

Il lavoro sul doppio inglese procede bene, ma sta richiedendo più tempo del previsto. A differenza dei deviatoi semplici ho dovuto intervenire molte volte per sagomare gli attacchi, sia in corrispondenza dei due cuori, sia in corrispondenza degli aghi interni. Come potete vedere dalla foto qui sotto, oltre alla solita zona delle controrotaie del cuore, dove ho dovuto rimuovere la parte interna dell'attacco per fare posto alla controrotaia stessa, ho dovuto intervenire anche sulle tre coppie di attacchi speciali più vicini al cuore. In questa zona infatti gli attacchi così come rimossi dalla piastrina risultano troppo lunghi ed andrebbero a toccarsi, generando un corto circuito.

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In totale per per questo doppio inglese ho impiegato 86 attacchi normali e 66 attacchi speciali, circa una volta e mezzo il numero impiegato di un deviatoio semplice. Solo il taglio e la carteggiatura di tutti gli attacchi mi ha richiesto quasi 3 ore: il risultato però mi soddisfa.

Terminata la saldatura degli attacchi mi sono dedicato alla preparazione dei cuori, entrambi rettilinei ed a 12°. Per l'unico inglese di Caprazzino ho deciso di ispirarmi ad un analogo deviatoio -ora rimosso- presente fino a Maggio nella stazione di Cesena. A giudicare dalla fotografia qui sotto, il deviatoio in questione ha un cuore monoblocco, e la distribuzione del metallo tra la punta del cuore e le giunzioni  tende a degradare uniformemente piuttosto che a terminare bruscamente. Per rispettare le norme NEM e la lunghezza delle controrotaie di Weinert, che andranno installate ai lati del cuore, ho allungato di una traversa le zampe di lepre.

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Ho quindi iniziato la lavorazione del primo set di rotaie ed aghi; ciascun set è costituito da 5 pezzi: una rotaia lunga esterna, rettilinea alle estremità e curva al centro, due brevi rotaie rettilinee che costituiscono il prolungamento delle zampe di lepre, e due coppie di aghi flessibili, uno costituito da due tratti rettilinei, l'altro da un unico tratto curvo. Come potete vedere dalla foto qui sotto, ho come sempre riportato con un pennarello le porzioni di rotaia su cui dovrò intervenire: in particolare questa volta dovrò lavorare su entrambe le facce degli aghi, asportando una sezione lunga 4mm anche dalla parte interna dell'ago, al fine di facilitarne il movimento da parte dei tiranti.

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Per realizzare la rotaia più lunga che, come ho detto, è curva solo al centro, ho seguito questa strada: ho prima azzerato la curvatura sul mio surrogato di "track roller", poi ho inserito la rotaia fino a raggiungere l'inizio del tratto curvo. A questo punto ho iniziato pian piano ad incrementare la curvatura, avendo cura di percorrere solo il tratto centrale della rotaia. Dopo qualche passaggio sono riuscito a far corrispondere la curvatura del pezzo con quella del progetto.

Prevedo almeno un altro weekend per terminare il lavoro di sagomatura e posa delle rotaie: queste vacanze di Natale saranno sicuramente di aiuto.

A presto!

martedì 6 dicembre 2016

Doppio inglese (3)

Buona serata ai miei lettori!

Proprio oggi sono arrivati tutti i pezzi necessari per costruire la mia nuova centrale di controllo DCC. Non vedo l'ora di metterla in funzione e mandare in pensione il vecchio ed ingombrante PC. Ci vorrà però un bel po' di lavoro prima di vedere una loco muoversi, ma vi terrò aggiornati!

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Il post di questa settimana potrebbe tranquillamente chiamarsi "Traversine 2.0": infatti, dopo molto pen(s)are, sono riuscito a trovare un modo leggermente più veloce, ma decisamente più versatile e meno faticoso per realizzare le traversine. In giro in rete e sui forum si trovano spesso realizzazioni di traverse in PCB lavorate dal pieno con frese a controllo numerico (CNC).

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Immagine tratta dal sito http://vikaschander.com/trackwork/

Sebbene mi farebbe molto piacere possederne una -ne ho assemblata una per il mio lavoro in facoltà, ma è un po' fuori budget...- ne sono decisamente sprovvisto e quindi fino ad ora mi sono arrangiato con la carta vetrata. Il sistema ha funzionato decisamente bene ma ha sempre sofferto di un grosso svantaggio: non posso incidere le traverse in diagonale come nella foto qui sopra. Mentre ho potuto osservare che in un deviatoio semplice questa non è tutto sommato una grave perdita, per il deviatoio inglese invece le cose sono decisamente diverse.

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Come potete vedere da questa foto scattata al termine del lavoro sulle traverse, le zone da sagomare al centro del deviatoio sono un po' più complesse, complice l'aumento del numero di profilati che compongono questo apparato. La soluzione al mio problema -come talvolta capita- si è presentata da sola quando ho scheggiato una dei dischetti da taglio del Dremel, ottenendo come risultato qualcosa di simile ad un noto marchio di prodotti elettronici.

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A parte questo "sbecco" il dischetto è rimasto perfettamente intatto e continua a fare il suo dovere. In più, come era prevedibile, ha acquistato una proprietà decisamente desiderabile: una volta messo in rotazione a 5000 giri/minuto la corona esterna appare semitrasparente, un po' come l'otturatore di una macchina da presa. L'effetto risulta particolarmente pronunciato in presenza di contrasti elevati, per questo nella foto qui sotto si riesce a vedere il riflesso della pinzetta che continua per un paio di millimetri e si sovrappone al dischetto.

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Questo effetto è decisamente desiderabile per lavorare le traversine. Infatti lo spessore di rame che riveste le traverse è circa 1/30 di millimetro (34.3µm per gli amici) quindi bisogna essere abbastanza delicati per non incidere troppo a fondo il materiale della traversa. Ora, con la parte semitrasparente, sono riuscito a vedere perfettamente bene il punto esatto in cui il dischetto abrade il rame, così sono riuscito a controllare bene la lavorazione ed asportare circa metà dello spessore del rame, come potete vedere qui sotto.

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La foto in realtà riassume tutte le fasi della nuova lavorazione. Come sempre inizio riportando la posizione degli attacchi con un pennarello da lucidi; poi aiutandomi con il righello ho esteso il punto riportato a tutta la larghezza della traversa, così da avere una guida per i tagli. A questo punto ho inciso tutto lo spessore del rame con il Dremel così da avere una zona di guardia per le successive operazioni. Terminata questa fase ho iniziato a rimuovere le parti di rame dal centro della traversa: ho proceduto rimuovendo prima un sottile strato di rame, come potete vedere al centro della foto, poi ho terminando il lavoro con una seconda passata, in modo da mettere a nudo il materiale sottostante. Certo, il lavoro non è così preciso e regolare come quello ottenuto con una macchina a controllo numerico, ma sono ugualmente soddisfatto, anche considerando che non ho mai visto due traverse di legno -come dovranno apparire al termine dei lavori- uguali fra loro. Quindi ben venga qualche lieve imperfezione.

A presto!

mercoledì 30 novembre 2016

Doppio inglese (2)

Buona serata ai miei lettori!

Questo weekend ho iniziato a lavorare seriamente sul doppio inglese. I primi passi come sempre sono lenti, ma con un oggetto come questo sotto mano penso proprio sia meglio così. Devo ammettere infatti che mi sento particolarmente timoroso nel realizzare questo dispositivo, avendone ben presente la complessità. Quindi avanzare a marcia a vista mi fa comodo perché mi da il tempo di riflettere su quale sia la strada migliore per ottenere il risultato voluto.

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Partiamo dalla traversinatura: come potete vedere nell'immagine qui sopra all'apparenza è più semplice di quella di un deviatoio comune per il fatto che tutte le traverse sono parallele. In realtà, per fare un lavoro accurato, è necessario modellare le differenti spaziature delle traverse, considerando anche lo spazio dove dovranno essere inseriti i tiranti degli aghi. Per questo doppio inglese ho riservato uno spazio di 4.5mm, corrispondente ad una distanza al vero tra gli assi delle traverse di 630mm, più che sufficiente per ospitare fino a 4 tiranti.

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Altra considerazione assolutamente indispensabile per un plastico alimentato in digitale come quello di Caprazzino riguarda la polarizzazione dei vari tratti di rotaia che compongono il doppio inglese. La configurazione che ho scelto è una lieve variazione di quella classica consigliata per il DCC (link), con l'unica differenza riscontrabile nella polarizzazione di tutte le controrotaie, dato che verranno realizzati con profilati metallici come ho fatto per tutti gli altri deviatoi. I punti di separazione tra le quattro zone corrisponderanno ai coppioni, seguendo la procedura ormai consolidata che ho adottato per i deviatoi semplici. Allo stesso modo dovrò sagomare con attenzione gli attacchi speciali delle traverse più vicine al cuore, dal momento che devo garantire la separazione elettrica tra le rotaie in rosso e quelle in verde dello schema qui sopra.

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Ultima cosa che mi ha dato più di un grattacapo è la realizzazione dei tiranti degli aghi. Volendo evitare di realizzare una traversina mobile, come ho visto fare in altre realizzazioni, perché la ritengo poco modellistica, ho cercato in rete una immagine che illustrasse chiaramente la disposizione al vero di questa parte meccanica. Fortunatamente ho trovato un filmato perfetto (link), uno dei fotogrammi del quale vedete nell'immagine qui sopra. Poiché, nella riproduzione modellistica, i due aghi di sinistra sono connessi alla stessa alimentazione, ma elettricamente isolati da quelli di destra, ho pensato di comportarmi in modo simile a quanto fatto per i deviatoi, realizzando due tiranti paralleli. Con riferimento alle immagini che seguono, il tirante rosso rappresenterà i tiranti degli aghi di sinistra (in arancione nella foto precedente) mentre il tirante verde rappresenterà i tiranti degli aghi di destra (in rosso e blu nella foto precedente).

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Le due aree che ho evidenziato in grigio saranno le superfici di saldatura per collegare i tiranti agli aghi. Particolare cura dovrò riservare all'isolamento elettrico delle parti in cui i tiranti si sovrappongono, onde evitare corto circuiti accidentali: dopo tutto i tiranti sono saldati. Sicuramente un velo di cianoacrilica ed una leggera mano di smalto rosso serviranno allo scopo. Non prevedo una particolare difficoltà nel preparare e nel saldare questi elementi: fino ad ora un paio di pinze da modellismo a punta quadrata sono state più che sufficienti a realizzare i gomiti necessari per il controllo degli aghi dei deviatoi semplici. Il risultato finale dovrebbe essere simile a quanto segue.

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In conclusione di questo post vorrei rivolgere un ringraziamento speciale ad Enzo Carbone, conosciuto sul forum di TuttoTreno Modellismo (link) che con le immagini del suo doppio inglese è stato una costante fonte di ispirazione.

A presto!