Buona serata ai miei lettori!
Questo weekend non è stato particolarmente produttivo, complice un fastidioso raffreddore che mi sono beccato in settimana e che ancora non mi lascia in pace. Sono comunque riuscito a terminare il lavoro sul deviatoio medio da 12° di cui vi ho mostrato le dime per il cuore la settimana scorsa.
Questo deviatoio sarà alla radice dell'asta di manovra per la movimentazione dei carri tra i binari di scalo ed il raccordo industriale. Ho scelto come armo il codice 75 perché il binario su cui questo deviatoio insiste vuole rappresentare un FS 46 con traverse in legno ed attacchi indiretti come ho già discusso qui (link). Per la disposizione delle traverse, mi sono ispirato al deviatoio inghiaiato con pietrisco chiaro al centro di questa foto (Milano Smistamento).
Mi ha colpito perché rispetto ad altri deviatoi ha un solo coppione, posizionato proprio subito prima del cuore. Questa disposizione è molto conveniente per mascherare la separazione tra le rotaie che formano gli aghi e quelle che formano le zampe di lepre, e nel contempo fissare saldamente l'estremità delle rotaie.
La foto più ravvicinata forse può aiutare meglio a capire la strategia che ho adottato: dal momento che incido sul rame ciascuna delle basi degli attacchi, tratto diversamente la base della traversa più vicina al cuore rispetto a quella opposta. Mentre la prima ha una superficie continua, la seconda è divisa in due da un piccolo tratto senza rame largo circa 0.5mm. Inoltre, solo in corrispondenza delle basi, ho lievemente svasato lo spigolo superiore della traversa: in questo modo sono riuscito a ricavare un'altra separazione da 0.5mm che evita il rischio di creare corti in fase di saldatura.
Altra zona che ho curato con una certa attenzione -ci sarà un intenso traffico su questo deviatoio e voglio evitare ogni inconveniente- è la punta degli aghi. Come potete vedere qui sotto, oltre alla solita rastrematura in cui elimino tutta la parte esterna del piede esterno per lo spazio di 5 traverse, e parte del fungo -sia interno che esterno- per lo spazio di 2.5 traverse, questa volta ho allungato la rastermatura della parte interna del fungo ed aggiunto anche un piccolo arrotondamento della punta dell'ago. Un lieve arrotondamento è presente anche sulla punta del cuore.
Le prove del deviatoio hanno dato tutte esito positivo, quindi si continua.
A presto!
martedì 25 ottobre 2016
martedì 18 ottobre 2016
Nuove dime per i cuori
Buona serata ai miei lettori!
Questo weekend, durante la lavorazione del nuovo deviatoio medio, ho avuto la necessità di realizzare il terzo set di dime per i cuori. Le prime che avevo fatto erano per deviatoi corti da 15°, con cuore curvo ed angolo al cuore di 14°, di conseguenza ciascuna aveva un angolo di 7°. Il secondo set, da 6°, mi è servito per i deviatoi medi tipo R.A. 36, con cuore curvo ed angolo al cuore di 12° e mi tornerà utile anche per i doppio inglese. Quest'ultimo set, da 5°, mi è necessario per realizzare deviatoi da 12° con cuore curvo ed angolo al cuore di 10°.
Realizzare tre dime con uno scarto di un grado potrebbe sembrare un eccesso di zelo, ma non è così. Chi di voi ama la trigonometria può facilmente calcolare di quanto i scostano le rotaie dopo 5cm dal punto di intersezione matematico: 12.47mm a 14°, 10.63mm a 12° e 8.82mm a 10°. Questo vuol dire che se avessi usato sempre le dime da 6° avrei variato lo scartamento di circa ±1.8mm, oltre il 10% dello scartamento (16.5mm), con conseguente deragliamento dei convogli.
Avevo già mostrato il progetto delle dime qualche tempo fa (link) ma non ho mai avuto la pazienza di scattare qualche foto del processo costruttivo, per cui vedo di colmare questa lacuna.
Tutto parte dalla misura precisa dell'angolo al cuore con un goniometro a testa tonda da 180°. Potrei evitare questa misura dal momento che ho progettato il deviatoio con Templot, ma una verifica sperimentale non fa mai male. E' importante che la misura venga presa al cuore e non all'uscita del deviatoio: a colmare l'eventuale angolo residuo penserà la curvatura della rotaia o l'elasticità del profilato.
A questo punto riporto la metà dell'angolo appena misurato su un blocchetto di legno: normalmente uso dei quadrotti in abete piallato da 2x2cm di sezione, residuo di altre lavorazioni. E' importante, ma non fondamentale, che i due pezzetti di legno abbiano la stessa altezza: uno scarto di mezzo millimetro si può facilmente riportare a livello con una passata di carta vetrata o di levigatrice.
Dopo aver tagliato una striscia di cartoncino da 0.5mm di spessore, circa 1x10 cm, la incollo con colla cianoacrilica universale (21) al blocchetto di legno, avendo cura di rimuovere eventuali eccessi di colla dal lato della rotaia (in basso nella foto qui sopra). Non sono particolarmente preoccupato dalla tenuta della colla: ci penseranno le viti ad assicurare la struttura di fissaggio al legno.
Riporto ora sul legno il profilo del piede della rotaia e traccio una seconda linea. Addosso poi a questa linea un'altra strisciolina di cartoncino da 3mm di larghezza. Le dimensioni di quest'ultimo pezzetto di cartoncino non sono fondamentali: dopo l'incollaggio capovolgo la dima, appoggiandola ad un blocchetto di ferro e rimuovo gli eccessi utilizzando un bisturi affilato per evitare sbavature. Potete vedere il risultato di questa operazione nella foto qui sopra.
Ora tocca all'operazione più delicata, da cui dipende gran parte della precisione della dima: dopo aver ritagliato una strisciolina di vetronite ramata di dimensioni opportune, posiziono uno spezzone di rotaia nella gola tra i due pezzi di cartoncino. Poi accosto la vetronite al corpo della rotaia avendo cura che il profilato sia sempre perpendicolare al legno. Infine la blocco tutti in posizione con un morsetto e pratico i primi due fori per le viti di fissaggio: uno in corrispondenza della punta del cuore, ed una verso l'uscita del deviatoio. Poi invito le viti a fondo, rimuovo il morsetto e pratico altri due fori per altrettante viti: una all'estremo sinistro ed una in posizione mediana.
In maniera analoga lavoro sul secondo pezzetto di vetronite, che farà da contro telaio per bloccare in posizione il binario. Questa volta, al posto di viti, utilizzo chiodini ottonati per modellismo navale; i fori ovviamente sono decisamente più piccoli, ma lo è anche lo sforzo che questa parte deve sostenere: la maggior parte viene assorbito dalle quattro viti principali.
Realizzata anche la seconda dima, passo alla levigatura dei pezzi: è necessario infatti rimuovere l'eccesso di vetronite o legno così che le superfici laterali siano perfettamente verticali. E' fondamentale controllare sempre che l'angolo delle due dime non sia cambiato durante questa lavorazione, altrimenti è necessario effettuare qualche piccola correzione per riportare l'angolo entro tolleranze accettabili. Infine affianco le due metà e controllo simmetria, allineamento e planarità.
Se tutto è a segno, prima di usare le dime per realizzare le due metà del cuore, mantenendo le dime allineate e bloccate con morsetti a vite, incido 2-3 tacche sul rame, facendo in modo che il tratto coinvolga entrambe le metà. Queste tacche serviranno per allineare correttamente le due metà al termine della levigatura degli aghi, come potete vedere qui sopra. A questo punto, dopo una bella passata di flussante liquido, inizio la saldatura dei cuori riempiendo lo spazio tra essi con lo stagno per simulare un cuore monoblocco.
Questo è il risultato finale, dopo aver rimosso il pezzo dalla dima: quello di sopra è un cuore da 12° mentre quello di sotto è da 10°: la differenza è visibile.
A presto!
Questo weekend, durante la lavorazione del nuovo deviatoio medio, ho avuto la necessità di realizzare il terzo set di dime per i cuori. Le prime che avevo fatto erano per deviatoi corti da 15°, con cuore curvo ed angolo al cuore di 14°, di conseguenza ciascuna aveva un angolo di 7°. Il secondo set, da 6°, mi è servito per i deviatoi medi tipo R.A. 36, con cuore curvo ed angolo al cuore di 12° e mi tornerà utile anche per i doppio inglese. Quest'ultimo set, da 5°, mi è necessario per realizzare deviatoi da 12° con cuore curvo ed angolo al cuore di 10°.
Realizzare tre dime con uno scarto di un grado potrebbe sembrare un eccesso di zelo, ma non è così. Chi di voi ama la trigonometria può facilmente calcolare di quanto i scostano le rotaie dopo 5cm dal punto di intersezione matematico: 12.47mm a 14°, 10.63mm a 12° e 8.82mm a 10°. Questo vuol dire che se avessi usato sempre le dime da 6° avrei variato lo scartamento di circa ±1.8mm, oltre il 10% dello scartamento (16.5mm), con conseguente deragliamento dei convogli.
Avevo già mostrato il progetto delle dime qualche tempo fa (link) ma non ho mai avuto la pazienza di scattare qualche foto del processo costruttivo, per cui vedo di colmare questa lacuna.
Tutto parte dalla misura precisa dell'angolo al cuore con un goniometro a testa tonda da 180°. Potrei evitare questa misura dal momento che ho progettato il deviatoio con Templot, ma una verifica sperimentale non fa mai male. E' importante che la misura venga presa al cuore e non all'uscita del deviatoio: a colmare l'eventuale angolo residuo penserà la curvatura della rotaia o l'elasticità del profilato.
A questo punto riporto la metà dell'angolo appena misurato su un blocchetto di legno: normalmente uso dei quadrotti in abete piallato da 2x2cm di sezione, residuo di altre lavorazioni. E' importante, ma non fondamentale, che i due pezzetti di legno abbiano la stessa altezza: uno scarto di mezzo millimetro si può facilmente riportare a livello con una passata di carta vetrata o di levigatrice.
Dopo aver tagliato una striscia di cartoncino da 0.5mm di spessore, circa 1x10 cm, la incollo con colla cianoacrilica universale (21) al blocchetto di legno, avendo cura di rimuovere eventuali eccessi di colla dal lato della rotaia (in basso nella foto qui sopra). Non sono particolarmente preoccupato dalla tenuta della colla: ci penseranno le viti ad assicurare la struttura di fissaggio al legno.
Riporto ora sul legno il profilo del piede della rotaia e traccio una seconda linea. Addosso poi a questa linea un'altra strisciolina di cartoncino da 3mm di larghezza. Le dimensioni di quest'ultimo pezzetto di cartoncino non sono fondamentali: dopo l'incollaggio capovolgo la dima, appoggiandola ad un blocchetto di ferro e rimuovo gli eccessi utilizzando un bisturi affilato per evitare sbavature. Potete vedere il risultato di questa operazione nella foto qui sopra.
Ora tocca all'operazione più delicata, da cui dipende gran parte della precisione della dima: dopo aver ritagliato una strisciolina di vetronite ramata di dimensioni opportune, posiziono uno spezzone di rotaia nella gola tra i due pezzi di cartoncino. Poi accosto la vetronite al corpo della rotaia avendo cura che il profilato sia sempre perpendicolare al legno. Infine la blocco tutti in posizione con un morsetto e pratico i primi due fori per le viti di fissaggio: uno in corrispondenza della punta del cuore, ed una verso l'uscita del deviatoio. Poi invito le viti a fondo, rimuovo il morsetto e pratico altri due fori per altrettante viti: una all'estremo sinistro ed una in posizione mediana.
In maniera analoga lavoro sul secondo pezzetto di vetronite, che farà da contro telaio per bloccare in posizione il binario. Questa volta, al posto di viti, utilizzo chiodini ottonati per modellismo navale; i fori ovviamente sono decisamente più piccoli, ma lo è anche lo sforzo che questa parte deve sostenere: la maggior parte viene assorbito dalle quattro viti principali.
Realizzata anche la seconda dima, passo alla levigatura dei pezzi: è necessario infatti rimuovere l'eccesso di vetronite o legno così che le superfici laterali siano perfettamente verticali. E' fondamentale controllare sempre che l'angolo delle due dime non sia cambiato durante questa lavorazione, altrimenti è necessario effettuare qualche piccola correzione per riportare l'angolo entro tolleranze accettabili. Infine affianco le due metà e controllo simmetria, allineamento e planarità.
Se tutto è a segno, prima di usare le dime per realizzare le due metà del cuore, mantenendo le dime allineate e bloccate con morsetti a vite, incido 2-3 tacche sul rame, facendo in modo che il tratto coinvolga entrambe le metà. Queste tacche serviranno per allineare correttamente le due metà al termine della levigatura degli aghi, come potete vedere qui sopra. A questo punto, dopo una bella passata di flussante liquido, inizio la saldatura dei cuori riempiendo lo spazio tra essi con lo stagno per simulare un cuore monoblocco.
Questo è il risultato finale, dopo aver rimosso il pezzo dalla dima: quello di sopra è un cuore da 12° mentre quello di sotto è da 10°: la differenza è visibile.
A presto!
martedì 11 ottobre 2016
La saldatura degli attacchi
Buona serata ai miei lettori!
Il lavoro sul nono deviatoio continua: come potete vedere dalla foro qui sotto, tutte le traverse sono state sagomate, le piazzole stagnate e saldati tutti gli attacchi speciali nella zona del telaio degli aghi.
Dal primo deviatoio a questo ho un poco affinato la pratica di saldatura di questi pezzetti e spero di farvi cosa gradita nello scrivere due righe su quale sia secondo me il metodo che ha dato i risultati migliori.
La prima cosa che si deve considerare sono le dimensioni: si tratta di saldare pezzetti di rame fotoincisi da 1.5x4.5mm, gli attacchi normali, o da 1.5x7mm, gli attacchi speciali, a delle piazzole larghe 2.75mm e lunghe rispettivamente 5.5mm o 8mm. Le dimensioni dunque non sono proibitive (per lavoro ho saldato componenti decisamente più piccoli) e paradossalmente il pezzo più difficile da saldare è quello più grande.
Infatti non ci sono problemi se scappa un po' di stagno mentre si saldano gli attacchi normali: quando si salda la rotaia, lo stagno in eccesso viene richiamato per capillarità sotto il piede del profilato e contribuisce a rafforzare la saldatura. Tutto il contrario accade quando si ha a che fare con gli attacchi speciali: in questo caso la superficie deve essere assolutamente in piano e liscia per consentire un adeguato movimento degli aghi, come nella foto qui sotto.
Dopo aver provato vari metodi, trovo che la soluzione migliore per ottenere sistematicamente questo risultato sia il seguente. Dopo avere leggermente carteggiato la superficie delle piazzole con carta vetrata grana 800 o più fine, comincio depositando un velo di stagno su ciascuna piazzola. La quantità di stagno per ogni piazzola dipende dalla lunghezza della piazzola. Personalmente utilizzo un tratto di stagno senza piombo, diametro 0.7mm, con flussante, lungo quanto la piazzola. Come potete vedere dalla foto, questa quantità di stagno è sufficiente a saldare l'attacco ma non a ricoprire l'intera piazzola: questo aiuta ad evitare che lo stagno "contamini" la superficie dell'attacco.
Stagnata la piazzola è ora il momento di saldare l'attacco. La prima saldatura è solo provvisoria e non faccio uso di flussante: avendo avuto cura di carteggiare leggermente la superficie inferiore dell'attacco, lo stagno riesce a fare presa senza problemi. Per fondere lo stagno senza muovere l'attacco faccio uso contemporaneamente delle pinzette e della punta del saldatore. Appoggio quest'ultima alla zona delle chiavarde, esercitando una lieve pressione, mentre con la punta delle pinzette cerco di correggere eventuali difetti di posizionamento dell'attacco. In questo modo, anche se la punta del saldatore è sporca di stagno, la parte che tocca non è quella coinvolta nello scorrimento degli aghi.
A questo punto passo a rifinire i bordi: sposto il punto di applicazione delle pinzette al centro dell'attacco e con delicatezza percorro tutto il bordo dell'attacco, facendo in modo di distribuire in modo il più possibile uniforme lo stagno.
Infine passo una leggera pennellata di flussante e ripasso tutti i bordi. Per essere sicuro che l'attacco non si muova e per correggere eventuali pendenze indesiderate, uso l'impugnatura delle pinzette cercando di rimanere il più possibile perpendicolare alla traversa. Il flussante, favorendo la bagnatura delle superfici da parte della lega saldante, fa sì che il bordo dell'attacco appaia più marcato e contemporaneamente permette una migliore e più uniforme distribuzione dello stagno.
Dopo quasi ottocento saldature (non ci credevo, ma ho già consumato più di 5 lastrine da 156 attacchi!) vi posso assicurare che è possibile fare tutto questo in circa mezzo minuto, ma le prime volte ci vuole decisamente più tempo.
A presto!
Il lavoro sul nono deviatoio continua: come potete vedere dalla foro qui sotto, tutte le traverse sono state sagomate, le piazzole stagnate e saldati tutti gli attacchi speciali nella zona del telaio degli aghi.
Dal primo deviatoio a questo ho un poco affinato la pratica di saldatura di questi pezzetti e spero di farvi cosa gradita nello scrivere due righe su quale sia secondo me il metodo che ha dato i risultati migliori.
La prima cosa che si deve considerare sono le dimensioni: si tratta di saldare pezzetti di rame fotoincisi da 1.5x4.5mm, gli attacchi normali, o da 1.5x7mm, gli attacchi speciali, a delle piazzole larghe 2.75mm e lunghe rispettivamente 5.5mm o 8mm. Le dimensioni dunque non sono proibitive (per lavoro ho saldato componenti decisamente più piccoli) e paradossalmente il pezzo più difficile da saldare è quello più grande.
Infatti non ci sono problemi se scappa un po' di stagno mentre si saldano gli attacchi normali: quando si salda la rotaia, lo stagno in eccesso viene richiamato per capillarità sotto il piede del profilato e contribuisce a rafforzare la saldatura. Tutto il contrario accade quando si ha a che fare con gli attacchi speciali: in questo caso la superficie deve essere assolutamente in piano e liscia per consentire un adeguato movimento degli aghi, come nella foto qui sotto.
Dopo aver provato vari metodi, trovo che la soluzione migliore per ottenere sistematicamente questo risultato sia il seguente. Dopo avere leggermente carteggiato la superficie delle piazzole con carta vetrata grana 800 o più fine, comincio depositando un velo di stagno su ciascuna piazzola. La quantità di stagno per ogni piazzola dipende dalla lunghezza della piazzola. Personalmente utilizzo un tratto di stagno senza piombo, diametro 0.7mm, con flussante, lungo quanto la piazzola. Come potete vedere dalla foto, questa quantità di stagno è sufficiente a saldare l'attacco ma non a ricoprire l'intera piazzola: questo aiuta ad evitare che lo stagno "contamini" la superficie dell'attacco.
Stagnata la piazzola è ora il momento di saldare l'attacco. La prima saldatura è solo provvisoria e non faccio uso di flussante: avendo avuto cura di carteggiare leggermente la superficie inferiore dell'attacco, lo stagno riesce a fare presa senza problemi. Per fondere lo stagno senza muovere l'attacco faccio uso contemporaneamente delle pinzette e della punta del saldatore. Appoggio quest'ultima alla zona delle chiavarde, esercitando una lieve pressione, mentre con la punta delle pinzette cerco di correggere eventuali difetti di posizionamento dell'attacco. In questo modo, anche se la punta del saldatore è sporca di stagno, la parte che tocca non è quella coinvolta nello scorrimento degli aghi.
A questo punto passo a rifinire i bordi: sposto il punto di applicazione delle pinzette al centro dell'attacco e con delicatezza percorro tutto il bordo dell'attacco, facendo in modo di distribuire in modo il più possibile uniforme lo stagno.
Infine passo una leggera pennellata di flussante e ripasso tutti i bordi. Per essere sicuro che l'attacco non si muova e per correggere eventuali pendenze indesiderate, uso l'impugnatura delle pinzette cercando di rimanere il più possibile perpendicolare alla traversa. Il flussante, favorendo la bagnatura delle superfici da parte della lega saldante, fa sì che il bordo dell'attacco appaia più marcato e contemporaneamente permette una migliore e più uniforme distribuzione dello stagno.
Dopo quasi ottocento saldature (non ci credevo, ma ho già consumato più di 5 lastrine da 156 attacchi!) vi posso assicurare che è possibile fare tutto questo in circa mezzo minuto, ma le prime volte ci vuole decisamente più tempo.
A presto!
martedì 4 ottobre 2016
Stato dei lavori
Buona serata ai miei lettori!
Il lavoro sul plastico procede in modo stabile: ho finalmente completato e messo nella sua posizione definitiva anche il terzo deviatoio della radice destra della stazione. L'angolo di deviata di quest'ultimo è di 12° contro i 15° usati per i binari di scalo, come si può apprezzare in questa foto.
Ormai sono a metà dei 16 deviatoi che devo realizzare per completare il piano binari di Caprazzino. Poiché temo particolarmente il momento in cui dovrò cimentarmi con il doppio inglese, per il momento ho deciso di completare prima i due deviatoi della radice sinistra che collegano il binario 3 al resto dell'impianto, di cui potete vedere i template già in posizione in questa foto panoramica.
Ho già iniziato la lavorazione del primo dei due deviatoi, seguendo il procedimento ormai standard che prevede, dopo il taglio, la carteggiatura delle traverse. Questa parte è una delle più lunghe e già dopo la prima dozzina di traverse le dita cominciano a protestare: per questo motivo ho iniziato ad utilizzare una gomma per bloccare in posizione la traversa in lavorazione, come potete vedere qui sotto. Ora il procedimento è decisamente più rilassante.
Essendo arrivato ormai al nono pezzo, posso fare una stima abbastanza accurata del tempo necessario per realizzare un deviatoio semplice. Più o meno i numeri sono questi:
A circa un metro di distanza la differenza non è molto sensibile ed anzi trovo la resa estetica proprio valida. Però guardando più da vicino e con un poco di attenzione qualche differenza sono riuscito a coglierla e, visto che non ho fretta, preferisco seguire un approccio zen per i deviatoi di Caprazzino.
Concludo questo post con un paio di immagini del piano di stazione di Caprazzino allo stato attuale dei lavori. Tutto sommato, sono soddisfatto e non vedo l'ora di vedere transitare il primo convoglio di prova.
A presto!
Il lavoro sul plastico procede in modo stabile: ho finalmente completato e messo nella sua posizione definitiva anche il terzo deviatoio della radice destra della stazione. L'angolo di deviata di quest'ultimo è di 12° contro i 15° usati per i binari di scalo, come si può apprezzare in questa foto.
Ormai sono a metà dei 16 deviatoi che devo realizzare per completare il piano binari di Caprazzino. Poiché temo particolarmente il momento in cui dovrò cimentarmi con il doppio inglese, per il momento ho deciso di completare prima i due deviatoi della radice sinistra che collegano il binario 3 al resto dell'impianto, di cui potete vedere i template già in posizione in questa foto panoramica.
Ho già iniziato la lavorazione del primo dei due deviatoi, seguendo il procedimento ormai standard che prevede, dopo il taglio, la carteggiatura delle traverse. Questa parte è una delle più lunghe e già dopo la prima dozzina di traverse le dita cominciano a protestare: per questo motivo ho iniziato ad utilizzare una gomma per bloccare in posizione la traversa in lavorazione, come potete vedere qui sotto. Ora il procedimento è decisamente più rilassante.
Essendo arrivato ormai al nono pezzo, posso fare una stima abbastanza accurata del tempo necessario per realizzare un deviatoio semplice. Più o meno i numeri sono questi:
- 1 ora per il taglio e carteggiatura a misura delle 30 traversine in FR4 (circa 2'/traversa);
- 3 ore per la rimozione del rame tramite carteggiatura (circa 6'/traversa);
- 2 ore per il taglio e carteggiatura dei 102 attacchi in rame (circa 1'/attacco);
- 1 ora per la saldatura degli attacchi (circa 30"/attacco);
- 1 ore per il taglio e carteggiatura delle rotaie;
- 2 ore per la saldature delle rotaie.
Totale: circa 10 ore di lavoro, minuto più, minuto meno... Sicuramente, riguardando questo elenco, si può risparmiare molto tempo riducendo il numero di traverse a saldare, sostituendole con traverse in legno, come ho visto fare su molti dei plastici presenti a Novegro, ad esempio il modulare del Gruppo Fermodellistico Binari d'Italia che vedete qui sotto.
A circa un metro di distanza la differenza non è molto sensibile ed anzi trovo la resa estetica proprio valida. Però guardando più da vicino e con un poco di attenzione qualche differenza sono riuscito a coglierla e, visto che non ho fretta, preferisco seguire un approccio zen per i deviatoi di Caprazzino.
Concludo questo post con un paio di immagini del piano di stazione di Caprazzino allo stato attuale dei lavori. Tutto sommato, sono soddisfatto e non vedo l'ora di vedere transitare il primo convoglio di prova.
A presto!
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